Audio dell’ intervento di Don Luigi Verdi – Cambiare si può

Audio dell’ intervento di Don Luigi Verdi – Cambiare si può

Cambiare si può.

Intervento di Don Luigi Verdi all’ Incontro Referenti del 6 aprile 2013.

 

 

 

 

Clicca qui sotto su “parte” per ascoltare l’ intervento di Don Luigi Verdi.

 

Prima parte

Seconda parte

Terza parte

Di seguito riportiamo la trascrizione della prima parte dell’intervento…

“Io ho questa pieve romanica da capogiro che è del 1152, è tutta legata al numero sette.
Voi sapete, il sette è la pienezza umana: sette sacramenti, sette giorni della settimana, sette nani…
Il sette è la pienezza umana. Però sapete anche che il sei è il numero del diavolo, anche nell’apocalisse il sei tre volte è il numero del diavolo, in ebraico è il limite, punto limite che apre al sette. Quindi anche lì la considerazione è che il bene e il male non sono così lontani. Noi si fa tanto i moralisti appiccicosi, ma è un numero: se il male è sei e la pienezza è sette, basta un numero.
Quindi è a un passo l’amore, è a un passo l’odio; è un passo essere degli imbecilli, è un passo essere un po’ più saggi. Non c’è tanto. Quindi bisognerebbe essere anche molto attenti, anche dentro di noi a fare i moralisti, quelli bravini, quelli che prendono schieramento in modo molto netto.

Allora io vi direi sei cose che vedo io, che fanno schifo di questo tempo che si vive.

1_ Siamo tutti più soli e più muti nel dolore che uno ha dentro. Oggi il dolore delle persone è muto, oggi la solitudine è pigiata dentro.

2_ È un tempo che ha ucciso la responsabilità. La colpa non è mai, alla fine, di nessuno, la colpa è sempre fuori di te. È un giochino che funziona così: non mi prendo responsabilità.

3_ Un altro dei difetti è la mancanza di consapevolezza. Essere consapevoli vuol dire toccare la vita. Se vuoi capire che cos’è la vita la devi toccare. Senti parlare dalla giustizia, dell’amore, della vita ma sembra di essere al bar, si spara bischerate su ogni cosa.
Avete notato che quando un ha un tumore, ha un figlio che gli è morto, sta zitto? Chi tocca la vita ne parla meno della vita, chi non l’ha toccata ci ragiona sopra.

4_ Un’altra cosa che si è sottovalutato sono dei ritmi da idioti. Bodeleire diceva che “il ritmo di una città è più veloce del ritmo del cuore dell’uomo”. Quando il ritmo che vivi è più veloce del ritmo del tuo cuore, ti piglia un infarto, come minimo, ma non sei fatto per campare così.
Lo vedete che la gente non ce la fa più fisicamente, psichicamente? Perché non si può avere 200 messaggini al giorno, 2000 immagini negli occhi, 3000 parole nelle orecchie: si va di fuori! Non siamo fatti per campare così. Questi ritmi separano mente, corpo e anima. E uccidono soprattutto il sesto senso, il più bello che ognuno di voi ha: la percezione. Lo vedete che non ascoltate più il senso della storia, del futuro, dei figli, della tua donna?
Ritmi veloci e folli che hanno prodotto una separazione tra mente, corpo e anima e hanno ucciso la percezione.

5_ I giovani oggi sono “rincoglioniti” cioè tendono a prendere la forma di questo tempo quando in realtà dentro hanno dei sogni bellissimi. Ma che gli succede? È che gli fanno nascere un sogno, glielo fanno mangiare di corsa e gliene danno un altro. Gli fanno nascere un bisogno, glielo fanno agguantare e gliene danno un altro.
Da cosa si vede se uno è felice? Dalla luce degli occhi: quella non ti frega. Ma come fanno a essere felici? Non si può essere felici così. L’unico modo per essere felici è che un sogno divenga vita, un piccolo sogno, uno.
Io conosco tanti adulti come voi. Hanno avuto tre storie d’amore, tre sogni nella vita e non ne hanno amato nemmeno uno. Si muore male così perchè anche un piccolo sogno bisogna che si possa toccare.
Non tutti questi progetti sono demoniaci. Perché se tu fai un progetto: tu sei qui e devi arrivare laggiù. Ti disegni quello che devi fare e diventare ma nel mezzo c’è la gente, nel mezzo c’è lo spirito di dio che soffia e magari ti dice un’altra cosa. I progetti tendono a bloccarti su un meccanismo chiuso mentre lo spirito è sempre dinamico.
Io penso che i giovani hanno sogni come noi però facendoglieli mangiare si rischia; come fanno a essere felici? L’unico modo per essere felici è che coltivo un sogno nella vita… io non posso stare tutta la vita a sognare…

San Francesco, geniale! due righi di vangelo. Aveva un piccolo sogno: si può essere liberi come gli uccelli del cielo, si può crescere come i fiori dei campi; cercare il regno di dio, poi il mangiare, i vestiti e il bere si trova. Piccolo sogno, l’ha desiderato così tanto che lui ha vissuto ed è morto in pace perché un sogno l’ha vissuto. Essere fedeli al poco e alla vita.

6_ E l’ultimo punto debole però è la volontà. Una delle cose più deboli di oggi è la volontà: un passo avanti e uno indietro. Una delle cose più idiote che fanno i preti, i genitori, gli insegnanti con i giovani è che gli danno delle risposte.
Io penso che la cosa nuova è abitare le domande dei ragazzi: smettere di fare i maestrini.
Uno dei danni peggiori verso i figli è spianargli la strada; si è fatto noi per loro. Attenti che l’amore fino ad un certo punto fa crescere un figliolo, quando è troppo lo rincoglionisce.

Gli fa peggio che meglio. Uno deve amare nei termini degli altri, fino a che gli serve per camminare, per alzarsi.
C’è una famosa frase che io non sopporto: tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. Io l’ho trasformata così: tra il dire e il fare c’è di mezzo il cominciare.

Se una generazione la rendi sola dentro e muta nel dolore che ha, gli uccidi la responsabilità, la volontà, la consapevolezza, gli dai dei ritmi da manicomio…vedete che è un mondo di rincoglioniti? Lo vedete che è un mondo che non cambia nulla, non si rigenera?

Mi sono messo a rileggere Nice, lui dice una cosa geniale sulle conseguenze del nichilismo:
– la stanchezza
– la solitudine
– faremo tutti fatica a trovare un posto dove ci si sente a casa
– saremo avvelenati dal veleno dell’antico serpente

Io penso che il problema non è tanto economico ma strutturale perché se una generazione la stronchi in questo modo è come se ci avessero stroncato le gambe: non ci si muove più, non si rinnova più niente.”