Febbraio 2007

Febbraio 2007

BILANCI DI GIUSTIZIA
LETTERA DI INFORMAZIONE TRA GLI ADERENTI ALLA CAMPAGNA
N° 116 – FEBBRAIO 2007

CON I MONACI DI CAMALDOLI:
UN CAMMINO CONDIVISO

Arrigo ed Emilio sono i due monaci incaricati, dall’Abate don Bernardino, di promuovere concretamente nella vita del Monastero di Camaldoli la delibera del Capitolo sulla “Sobrietà”.
Ad essi si sono affiancati gli Economi dei Monasteri di Fonte Avellana, del Garda e di san Gregorio al Celio.
Assieme a Marisa Furlan ci siamo già trovati tre volte per accompagnare, come Bilanci di Giustizia, la proposta di azioni all’interno delle Comunità.
Sono stato molto colpito dalla lucidità delle loro autoanalisi sulla vita quotidiana del Monastero:
“Quale posto ha il lavoro nella giornata del monaco?”
“Le decisioni prese dagli Economi sugli acquisti, deresponsabilizzano i singoli Monaci”
“Pagare equamente le tasse allo Stato, è un passo verso la giustizia”
E ho colto in loro la consapevolezza dell’importanza del cammino collettivo che stanno proponendo.
“Si tratta di recuperare la Regola Monastica” ci ha detto in modo lapidario l’Abate.
Sarebbe interessante che alcuni Monaci venissero a raccontarci, nel prossimo Incontro Annuale, come stanno vivendo questo momento di cambiamento.
Mi sembra significativo che essi propongano al mondo dei Bilanci alcuni prodotti della loro cooperativa agricola..
Anche questo vuol dire “far rete”. Il Gruppo Locale di Firenze potrebbe essere il tramite più naturale.

Don Gianni

Ecco il testo approvato nel loro Capitolo Generale.

UNA DIFFICILE SOBRIETA’

1- Trasformazioni economiche e sfide sociali e spirituali
Il Capitolo generale si è sentito sollecitato dalle provocazioni contenute nella relazione di Stefano Zamagni intorno a Sobrietà e solidarietà tra le comunità della congregazione e con i poveri[1].
Il tema della sobrietà di vita  non è nuovo nella riflessione e nella prassi delle nostre comunità (cf Cap. Gen. 1999, Direttive Pastorali, V – Sobrietas – Elected simplicity). Oggi tuttavia si propone in termini più complessi e con esigenze e prospettive più ampie e più cogenti.
Oggi nelle società opulente l’idea di sobrietà sembra non avere casa, mentre peraltro continuano ad abitarvi isole sempre più crescenti di autentica povertà che non possono non esigere la nostra attenzione; e il fatto stesso che alcune nostre comunità si situano laddove la povertà anche più radicale è condizione comune ci costringe a non trascurare questo orizzonte come riferimento  con cui valutare l’autenticità della nostra vita e della nostra fraternità. Questi dati ci spingono a ripensare la comprensione che le nostre comunità hanno di se stesse, del loro stile di vita e delle relazioni con le diverse società umane in cui vivono.
Si impone un nuovo modo di concepire e vivere la povertà e la solidarietà, in cui la ricerca spirituale e l’ascolto dell’”oltre” diano nuovo respiro a un autentico umanesimo cristiano, radicato nella storia e aperto al mistero di Dio.
La nuova e difficile sobrietà cui siamo chiamati, prima di costituire un criterio di saggezza nell’uso discreto dei beni materiali, deve dunque segnare il modo di essere persone e comunità, e lo stile con cui ci rapportiamo all’altro ad ogni livello.
In questo orizzonte si possono ragionevolmente anche ampliare i criteri di valutazione della vita materiale delle comunità monastiche dal bilancio dei loro beni economici e delle loro attività produttive a quello dei “beni intangibili” che ne costituiscono il senso ultimo e ne danno i criteri di gestione.
Occorre inoltre essere consapevoli che  uno stile di sobrietà intelligente e creativa, nella più ampia accezione sopra ricordata, esercita un impatto molto significativo nel processo di iniziazione monastica dei nuovi candidati e nell’immagine che diamo di noi stessi a coloro che si avvicinano alle nostre case.

2- Tracce per un cammino di sviluppo.
Come possiamo contribuire a costruire stili di vita, relazioni ed economie sostenibili nel segno della sobrietà?
Ogni cultura, paese e comunità deve sviluppare da sé i modi più appropriati. Qui indichiamo alcuni orientamenti di massima e alcuni esempi che in parte sono già in atto in varie comunità e che incoraggiamo a sviluppare ulteriormente.
1- Crediamo opportuno richiamare l’attenzione a un oculato contenimento di ogni tipo di eccesso, non solo economico ma anche relazionale, nei confronti di se stessi, dei confratelli, come degli ospiti.
Un’attenzione particolare alla sobrietà va posta da ciascuno nell’uso dei mezzi di comunicazione, oggi resi facilissimi nel loro accesso anche nella cella monastica grazie agli sviluppi della tecnologia. La responsabilità personale é la risorsa determinante nel trovare quel sano equilibrio tra uso di strumenti di lavoro, esigenza di informazione e necessario riserbo, che solo può sostenere quello spazio di libertà interiore e quella purezza di cuore in cui fiorisce la dimensione contemplativa del monaco e della monaca e il colloquio orante con Dio. Si curi per questo un’adeguata educazione all’uso oculati di tali mezzi
Da questo silenzio fecondo nasce ogni parola autentica e la giusta misura della comunicazione. Gli ospiti non vengano sovraccaricati di proposte e risposte. Siano lasciati loro tempi di quiete e di sedimentazione, utili per l’ascolto interiore di sé e per generare domande esistenziali. Si procuri pertanto di avviare un attento e saggio riesame degli stili di ospitalità che permettano una fruizione consapevole, costruttivamente sobria, delle realtà spirituali, culturali e ambientali di cui possiamo godere e che possiamo a nostra volta offrire.

2- L’uso di energia rinnovabile come quella ottenuta dallo sfruttamento dell’acqua, del sole o delle biomasse (legna) è una realtà già esistente che permette un notevole risparmio economico ed un enorme vantaggio ecologico. Si invitano le comunità, là dove è possibile, a studiare l’ipotesi di installare ex novo o di incrementare dette forme di approvvigionamento energetico.

3. Per quanto concerne comportamenti ecosostenibili ricordiamo l’importanza di una razionale raccolta differenziata dei rifiuti da attuarsi indipendentemente dall’obbligo imposto dalle varie amministrazioni locali. Per il trasporto si consiglia di razionalizzare l’uso dei mezzi privati, privilegiando, là dove è possibile, quelli a combustibile non derivante dalla lavorazione del petrolio; ridurre lo spreco di acqua e di energia elettrica, favorire il riciclaggio di materiali.

4. Per quanto concerne la finanza etica ogni comunità dia precise indicazione a coloro che si occupano della gestione dei fondi finanziari perché siano seguite procedure di investimento corrette dal punto di vista etico e finanziario. Comunque le comunità assicurino anzitutto che i propri dipendenti ricevano correttamente salari, stipendi, assicurazioni previsti dalle leggi locali e che ne garantiscano una dignitosa esistenza.

5. Per il consumo critico, negli acquisti tenere presente i criteri di sostenibilità e solidarietà oltre che favorire preferibilmente produttori locali, privilegiando il consumo di prodotti alimentari di stagione. Inoltre, come già avviene in alcune comunità, sostenere in vario modo il commercio equo-solidale. E’ prevedibile che questo comporti un certo costo maggiore che merita di essere sostenuto.

6. In alcune nostre case sono già in atto forme di boicottaggio consapevole verso multinazionali o ditte eticamente compromesse. Le comunità valutino la possibilità di utilizzare questo importante mezzo di protesta verso aziende che non garantiscono la dignità del lavoro, il rispetto dei diritti umani e la salvaguardia dell’ambiente.

7. Riesaminare i criteri con cui in alcune comunità attualmente si distribuiscono con generosità fondi a sostegno di iniziative di promozione economica e sociale nei paesi in via di sviluppo, ed eventualmente creare qualche forma di coordinamento tra le comunità stesse per risultare più efficaci nell’opera intrapresa.

8. Promuovere un’educazione appropriata dei propri membri e degli altri verso queste nuove sensibilità attraverso gli strumenti culturali e di comunicazione di cui ciascuna comunità dispone, come pubblicazioni proprie, diffusione di materiali idonei nelle proprie librerie, ecc.

Per le necessarie informazioni su queste tematiche a livello teorico e pratico, invitiamo a creare un “centro raccolta dati” che, avvalendosi della collaborazione di associazioni già da anni impegnate su questa linea, possa regolarmente informare tutte le comunità interessate.
Incoraggiamo le comunità a sviluppare il cammino intrapreso, consapevoli che un’autentica esperienza di comunione e di comunicazione vissuta nel cuore della relazione con il Signore e con i fratelli e le sorelle, e una coscienza rinnovata del nostro inserimento nella rete globale della comunicazione, possono dare al nostro vissuto e alla nostra parola la forza vitale di una testimonianza credibile della novità dell’evangelo.

[1] Le idee esposte a braccio dal prof. Zamagni in assemblea capitolare sono più organicamente esposte nel suo recente libro Economia civile, Bologna, Il Mulino, 2004.

ULTIMA CHIAMATA: SCHEDE ANNUALI (e MENSILI) 2006

Finora sono arrivate in Segreteria 92 Schede Annuali,
diamo tempo ai ritardatari fino al 30 marzo per farcele pervenire, con i Bilanci Mensili del 2006. Affettatevi.

ACF e BdG:
CONTAMINAZIONE E FECONDAZIONE

La discussione avuta con Bruno Volpi di ACF all’Incontro Referenti del 27 gennaio ha lasciato in tutti la voglia di vedere come ACF e i Bilanci potrebbero maggiormente conoscersi e apprezzarsi, per contaminarsi e fecondarsi.
Per questo il 26 febbraio ci siamo incontrati a Verona, per ACF erano presenti Bruno Volpi e Gianni Ghidini e per i Bilanci don Gianni, Caterina, Antonella di Trento e Guido di Verona, comunque due bilancisti che da tempo partecipano a gruppi di condivisione, una riprova di quanto siano intrecciate le nostre strade!
Vi vogliamo dare un breve resoconto di quelli che sono state le considerazioni emerse nell’incontro.
Siamo partiti indicando, ognuno per la propria realtà di appartenenza quelli che ci sembravano (scelta del tutto personale!) i punti di forza e di debolezza:

<TABLE WIDTH=617 BORDER=1 BORDERCOLOR=”#000000″ CELLPADDING=0 CELLSPACING=0> <COL WIDTH=52> <COL WIDTH=276> <COL WIDTH=287> <TR VALIGN=TOP> <TD WIDTH=52>
<TD WIDTH=276> Punti di forza <TD WIDTH=287> Punti di debolezza <TR VALIGN=TOP> <TD WIDTH=52> BdG <TD WIDTH=276>

  • Obiettivi personali
  • Monitoraggio: individuale, di famiglia di gruppo
  • Essere bilancisti è un essere dinamico, che porta a continue trasformazioni
  • La rete di comunicazione: lettera, sito, incontri
  • Attenzione alla politica, e tensione alla giustizia, per non essere complici
  • Lavoro sugli indicatori di benessere
  • Essere pratici e concreti
  • Metodo di lavoro e decisionale non rigido

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  • Esiguità del campione per la sperimentazione consumi
  • Basso senso di appartenenza
  • Poco parlare di sé, dell’interiorità
  • Stare nel politico perdendo il punto di vista interiore
  • Mancanza di visibilità

<TR VALIGN=TOP> <TD WIDTH=52> ACF <TD WIDTH=276>

  • ACF intercetta un bisogno reale di dare un senso alla propria vita,
  • messa in discussione della propria vita, in questo sintonia con i BdG
  • ognuno può esprimere il proprio bisogno
  • abbiamo costruito 20-30 luoghi dove si sperimenta tutti i giorni il cambiamento della propria vita, esempio visibile di speranza di alternativa, come dei monasteri laici che interiorizzano i valori e poi li irradiano
  • Organizzazione trasversale e non gerarchica

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  • Trovata la comunità, il rischio è quello di sentirsi arrivati e non sentirlo come punto di partenza
  • Devi sempre lavorare in te in un contesto fraterno
  • Le comunità ricevono molto ma restituiscono meno

A partire da questo si è sviluppato un confronto. È stato un parlare a ruota libera, per cui non riusciamo a fare una sintesi organica. Riportiamo alcune affermazioni.
La propria identità non deve essere qualcosa che impedisce di apprezzare e conoscere gli altri.
Noi abbiamo il dovere di dire quello che facciamo agli altri, ma non abbiamo il diritto di dire che è la cosa giusta.
È molto più importante che diciamo che cosa impariamo mentre lo facciamo, che non quello che facciamo. È importante tenere assieme dire e fare, dire quello che abbiamo capito nei nostri percorsi di ricerca concreti.
La convergenza delle storie deve avere un’idea di bene comune.
Il consumo critico è anche corresponsabilità nelle scelte degli altri.
Nella stesura dei bilanci delle comunità di ACF c’è una grande attenzione ai temi bilancisti, in ACF abbiamo però bisogno di avere degli stimoli.
Per fare comunità ho bisogno prima di “fare me stesso”.
Ho bisogno di un metodo. Trovata una comunità il rischio di sedersi è fortissimo.
Le famiglie dovrebbero contaminarsi di più, c’è bisogno di rigore. Aiuta di più essere da soli o in comunità per fare delle scelte?
Nella comunità si è spaventati se ci si sente costretti a fare le scelte degli altri, ma la comunità aiuta.
Un punto fondamentale: non ci deve essere qualcuno che dice cosa fare ma è l’insieme che trova gli sviluppi.
ACF e BdG hanno in comune il metodo della condivisione.
E’ importante fornire dei modelli di riferimento per chi vuole avvicinarsi.
Abbiamo delle potenzialità inutilizzate.
L’Incontro Annuale dei Bilanci è un momento in cui si respira l’atmosfera bilancista, potremmo pensare di realizzare un Incontro Annuale a due voci.
Alla fine ci siamo lasciati con alcuni impegni:

  • Inseriamo nel giornale (trimestrale) di ACF una pagina della Lettera Mensile dei BdG in cui comunicheremo il senso di questo incontro di Verona e inviteremo reciprocamente le persone vicine al mondo di ACF a partecipare all’ Incontro Annuale dei BdG, e i bilancisti a partecipare all’Agorà di ACF
  • Penseremo all’interno dell’ Incontro Annuale di quest’anno dei momenti di partecipazione di ACF
  • Nell’ Incontro Annuale creare un momento di riflessione comune per decidere se creare un gruppo di lavoro su come agire sinergicamente per potenziare la visibilità e l’azione politica delle nostre realtà.

Ecco le impressioni di Antonella:

L’esperienza di ACF e di Bilanci di Giustizia hanno molto in comune. Non è un caso che le due esperienze si incontrano nell’esperienza concreta e quotidiana di molti di noi. La comunità è sicuramente un’opportunità per rafforzare le proprie scelte di cambiamento nei consumi.
Allo stesso tempo, come bilancisti, abbiamo senz’altro qualcosa da dire (anzi da fare) dentro le comunità. Una cosa che credo possiamo imparare è l’accettazione della diversità reciproca.
Inoltre entrambi dobbiamo trovare il modo di comunicare la nostra esperienza e, come dice Bruno i nostri apprendimenti, le nostre scoperte, in modo da uscire dalla trappola del “ma voi potete perché…” e mostrare che, volendo, tutti possono! E’ la sfida “politica” più grossa che ci attende. E percorrere la strada insieme non può che rendercela più interessante e fruttuosa!

INCONTRO REGIONALE TOSCANO
15 APRILE 2007

Dopo il successo dell’anno scorso i toscani ripropongono l’incontro Regionale Toscano, è la pima occasione collettiva per iniziare la riflessione sul prossimo Tema Annuale, il lavoro.
Ecco la presentazione dell’Incontro, nella prossima Lettera Mensile vi comunicheremo il programma.

Il lavoro nobilita, il lavoro stanca: a partire da queste massime vogliamo riflettere insieme sull’attività che ci impegna per gran parte della giornata.
Che si tratti di lavoro stipendiato o no, o anche della ricerca del “proprio” lavoro, è sempre un forte impegno fisico e intellettuale che ci coinvolge.
Per aiutarci nella discussione, vogliamo interrogarci su com’è cambiato nel tempo il nostro rapporto con il lavoro, quanto influisce sui rapporti con i nostri cari, quanto si sembra utile e soddisfacente.
Come al solito non abbiamo risposte “giuste”, ma la voglia di raccontarci e ascoltare le scoperte che ognuno porta con sé: è il modo giusto per conoscerci di più e crescere insieme.
L’incontro regionale è aperto a tutti, bilancisti e non bilancisti, e vogliamo anche aggiungere che lo vogliamo aperto a tutti i bilancisti che abbiano la voglia e la possibilità di partecipare, da ogni parte d’Italia.

Domenica 15 aprile, ore 9,30,
Cantiere di Manitese
Via della Pieve 43/b, Pieve a Settimo – Scandicci – Firenze

 

11ª VIA CRUCIS
PORDENONE-BASE USAF DI AVIANO

L’appello/invito per la Via Crucis Pordenone-Aviano parte dalla frase “La gloria di Dio è l’uomo vivente”, questa via crucis vuole ribadire il no alle guerre e alle armi, proprio nel momento in cui si mvorrebbe costruire un’altra base a Vicenza, “questo momento di riflessione e di preghiera si propone di rimotivare la sensibilità, la spiritualità e l’impegno per costruire con la nonviolenza attiva un mondo di giustizia, di pace, di fraternità, mettendo sempre in primo piano lo stile e il tenore del nostro modo di vivere.”

Domenica 25 marzo 2007
La partenza avverrà alle ore 14 dal sagrato della cattedrale di San Marco, con il saluto e l’introduzione del Vescovo di Pordenone, mons. Ovidio Poletto, mentre l’arrivo al campo antistante la pista della Base Usaf è previsto intorno alle 18. Un bus-navetta sarà a disposizione per riportare a Pordenone i manifestanti. Per informazioni: 0434578140 / 0432560699 / 3492200890.

 

IL VENDITORE DI TEMPO

All’Incontro Referenti Mirco di Oleggio ci ha portato questo testo, ve lo riproponiamo sia perché ci è piaciuto molto sia perché ci sembra si accosti bene al lavoro sugli indicatori di benessere (qualità della vita e tempo per le cose importanti) che sono sulle nostre schede.

Il consumo di T
[…] “Un pacchetto di sigarette, una scatola di fiammiferi e un vasetto di cinque minuti, per favore, “, chiedeva una donna a un chiosco.
“Uff, sono uscito di casa senza i miei vasetti di cinque minuti. Me ne puoi prestare uno? Ti prometto che te lo restituisco domani…” chiedeva una amico a un altro sulla metro.
“Non la smetti mai di scroccarmi T!” gli rispondeva il secondo.
“lo sai che Paola non ha ancora provato i vasetti di cinque minuti!” bisbigliava un’amica a un’altra vicino alla macchina del caffè, nella mensa aziendale.
“Be’, lo sai che è un po’ strana”, rispondeva l’altra.
“Vittorio che ne diresti di cinque minuti di T a mezzogiorno?” suggeriva un impiegato a un collega in ufficio.
“D’accordo ci vediamo nel bar qui sotto.”
Ogni cittadino era libero di usare i suoi vasetti nel modo che preferiva. I vasetti di cinque minuti di libertà erano un prodotto perfetto. Perché la gente aveva bisogno di T per se stessa. E questo era prorpio il bisogno che il prodotto inventato da TQ soddisfaceva.
Sempre più recipienti si vendevano in tutti gli angoli del Paese. Milioni di persone compravano e consumavano i vasetti di cinque minuti. Era il prodotto di moda. Chi non aveva provato i vasetti di conque minuti di libertà?
Ai principali giornali non cessavano di arrivare lettere in cui lettori di ogni genere ringraziavano e elogiavano l’idea di TQ. I barattoli di T avevano cambiato la vita di infermeire, spazzini, parrucchieri, camionisti, piloti, impiegati, segretarie, professori, funzionari… La sensazione di dipendenza dal sistema si era ridotta drasticamente. La gente era più felice. Come era prevedibile, buona parte del cosnumo di T si effettuava durante le ore di lavoro. Tutti gli abitanti di uno Stato Anonimo provavano la felicità di sapersi padroni del proprio T, in qualsiasi momento, in ufficio, in negozio, in fabbrica: smettere di fare ciò che stavano facendo e consumare cinque minuti.
Alcuni usavano il loro vasetto per farsi un sonnellino sulla scrivania, altri per risolvere un solitario al computer, senza preoccuparsi di essere sorpresi dal loro C. Le coppie che lavoravano vicine sincronizzavano gi orologi al mattino e consumavano i loro barattoli alla stessa ora: si trovavano in strada e dopo aver aperto insieme i vasetti si baciavano per cinque minuti, cosa che, prima, nessuna coppia aveva T di fare, almeno nei giorni lavorativi. […]

Da “Il venditore di tempo” di Fernando Trias de Bes

mail SEGRETERIA

Negli scorsi mesi la mail della Segreteria aveva sofferto di qualche problema, ora grazie ad un intervento del nostro Magico Marco non dovremmo più avere nessun problema.
Scusateci per i disguidi che potreste aver avuto negli scorsi mesi.

 

Fino all’8 marzo sono arrivati 6113 euro
come Contributi alla Campagna,
per sostenerci abbiamo bisogno del contributo di tutti!!!!

 

Dal 5 al 9 marzo don Gianni e Marisa Furlan sono stati in Sicilia e hanno incontrato a Messina Giovanna con il suo futuro Gruppo Locale, a Catania Luigi e il Gruppo di Pax Christi locale che punta a ripensare al proprio stile di vita con la metodologia dei Bilanci e a Siracusa Giovanni della Cooperativa Dolci Evasioni, che ovviamente fa dell’ottima pasticceria siciliana nel carcere di Siracusa.

 

STIAMO LAVORANDO PER VOI!!!

Nel mese di Febbraio abbiamo:

  • Stampato e inserito nel database i bilanci mensili
  • Stampato le schede annuali pervenute
  • Preparato la Lettera Mensile
  • Fissato il luogo e stabilito il contratto relativo all’Incontro Annuale
  • Contatto con la Facoltà di Statistica dell’Università di Padova per l’avvio di uno stage per il riordino e una prima analisi sui dati dei Bilanci pervenuti dal 1994 ad oggi.
  • Preparazione dell’Incontro tra ACF e BdG
  • Incontro a Pasiano di Pordenone

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