Fare in casa i cosmetici

Fare in casa i cosmetici

Fare da sè i cosmetici si può, perchè:
– si utilizzano materie prime di qualità e di sicura provenienza;
– si impara quali sono gli ingredienti veramente necessari, quali no e quali sono gli elementi più utili al nostro tipo di pelle;
– si impara a dare valore a ciò che si trova sul mercato indipendentemente dalla pubblicità e dalle etichette;

COSA SONO?
Per prodotti cosmetici s’intendono le sostanze e le preparazioni diverse dai medicamenti destinate ad essere applicate sulla pelle, sui peli o sui capelli, sulle unghie, sulle labbra, sugli organi genitali esterni, oppure sui denti e sulle mucose della bocca allo scopo, esclusivo o prevalente, di pulirli, profumarli, proteggerli, mantenerli in buono stato, modificarne l’aspetto, correggere gli odori corporei. I prodotti cosmetici non hanno finalità terapeutica e non possono vantare attività terapeutiche.

Rientrano quindi fra i cosmetici i saponi, i bagno e docciaschiuma, gli shampoo, i dentifrici, tutte le creme, i deodoranti, ecc.

Per quanto l’industria produca ottimi preparati, il grosso degli investimenti viene utilizzato per strategie di marketing basate sulla vendita di fumo. Imparare a conoscere la nostra pelle, i suoi processi funzionali e le sue caratteristiche ci permette di capire cosa può esserci veramente utile. Qui tratteremo di saponi e detergenti, di trattamenti per la pelle e di detergenti per capelli. Mancano i dentifrici e i preparati per il bagno ma mi sto attrezzando.

SAPONI E DETERGENTI:
Buona parte delle informazioni che troverete in questa parte del dossier provengono dal sito www.ilmiosapone.it che vi invito a visitare. La persona che se ne occupa è molto gentile e disponibile e la ringrazio tantissimo per il suo lavoro in questo campo. Ma ora andiamo al sodo.
Innanzitutto non dovremmo farci ingannare dalla dicitura: “a base di materie prime esclusivamente vegetali” perché se poi magari la maggior parte è olio di palma che magari viene dalle colossali piantagioni che nei paesi asiatici del Pacifico stanno prendendo il posto della foresta equatoriale. L’olio d’oliva e’ un ottima base per fare eccellenti saponi. La schiuma è minore e meno resistente ma la presenza di schiuma non ha alcun legame con il potere detergente.
Ma andiamo per ordine: cominciamo a capire la differenza fra saponi e detersivi (o detergenti);
– i saponi sono il risultato della saponificazione dei grassi e si ottengono unendo ai grassi di partenza (di origine vegetale o animale) acqua e soda caustica (per il sapone solido) o potassa caustica (per il sapone liquido). I detergenti o detersivi, invece, sono derivati degli idrocarburi. I saponi hanno lo svantaggio di lasciare libera la soda (o la potassa) al momento del contatto con l’acqua causando quindi un innalzamento del ph della pelle che ne viene a contatto. E’ impossibile ottenere artigianalmente un sapone neutro, al massimo si può arrivare ad un ph fra l’8 e il 9. Va detto comunque che la pelle sana riesce a riportare il ph all’originale livello acido in tempi brevi. Se poi viene aiutata in questo con un risciacquo acido (ad esempio acqua e aceto di mele o acqua e succo di limone), il ritorno è immediato.
Va detto che alcuni tipi di sapone (quelli derivati dagli olii di cocco e di palma) possono essere più aggressivi per il grasso di protezione superficiale della pelle e quindi non devono essere eccessivamente presenti nei saponi che utilizziamo e comunque non superare il 30% del totale dei grassi utilizzati.
– I detergenti o detersivi invece hanno generalmente un ph neutro ma se non opportunamente diluiti possono svolgere un’attività molto radicale rispetto alla naturale protezione grassa che abbiamo sulla pelle e in questo caso i tempi di ricostruzione delle difese possono essere più lunghi. Permangono inoltre dubbi diffusi sull’effettiva non tossicità del SLS (Sodium Laureth Sulfate) ingrediente di base della stragrande maggioranza dei ‘saponi liquidi’ (detergenti per le mani e il viso, shampoo, bagno e doccia schiuma, ecc.) disponibili in commercio.
Come leggere le etichette
E’ essenziale imparare a leggere le etichette per distinguere i saponi dai detergenti. In entrambi i casi, nell’elenco, gli ingredienti vengono disposti in sequenza dalla maggiore alla minore presenza (come per gli alimenti). Nel caso dei saponi, i grassi saponificati dovrebbero fare la parte del leone ed essere citati in etichetta facendo precedere il termine sodium più quello del grasso anglo-latinizzato (es. sodium cocoate, sodium palmate, sodium palm kernelate, sodium olivate etc). Lo stesso discorso vale per il potassio (potassium palmate etc).
Gli ingredienti non saponificati, invece, devono essere indicati con il loro nome latino (botanico se si tratta di materiale vegetale, chimico se di composti).Si tratta di ingredienti “nobili” che vengono aggiunti una volta completata la reazione di saponificazione (olii essenziali, succo d’aloe, olii emollienti, petali di fiori, semi, vitamine e quant’altro).
Tutto ciò che non è sapone è detergente (o detersivo come dicono i tecnici) ma finisce anch’esso in -ate (ad esempio ammonium lauryl sulfate, disodium laureth sulfosuccinate, e molti altri). Si trovano inoltre innumerevoli altri ingredienti che possono essere conservanti, profumi, riempitivi (come la glicerina) e, nel caso in particolare degli shampoo, sequestranti. Questi ultimi sonoi sostanze che non permettono al calcare presente nell’acqua di depositarsi sui capelli in modo che restino morbidi e si asciughino con facilità. In fondo in fondo alla lista troverete gli eventuali ingredienti nobili, ad esempio il jojoba, nel caso degli shampoo all’olio di jojoba, è facile che sia fra gli ultimi ingredienti in elenco mentre il primo è sempre l’acqua (a meno che non si tratti di detergenti solidi come i saponi neutri).
Esistono poi degli olii lavanti: si tratta di olii con aggiunta di emulsionanti che vengono utilizzati in genere per il lavaggio dei capelli. Al contatto con l’acqua l’olio si emulsiona all’acqua e porta via lo sporco rispettando la protezione grassa dei capelli. Non so se esista un equivalente per il corpo.
All’indirizzo www.promiseland.it potete trovare un utile “biodizionario”, cioè un elenco alfabetico degli ingredienti usati in cosmetica con la funzione e alcune precauzioni d’uso.
Allora smettiamo di lavarci?
In effetti qualunque scelta facciamo si tratta di un’aggressione alla nostra pelle che, in condizioni normali, è perfettamente in grado di difendersi da sola e noi invece in un modo o nell’altro mettiamo in difficoltà.
L’igiene è comunque essenziale per restare in salute e quindi si tratta di trovare un modo di mediare fra le esigenze di pulizia e di convivenza civile e quelle di rispetto della natura della nostra pelle.
Posso qui indicare la soluzione che ho trovato per me e la mia bambina e che finora ha dato buoni risultati (o almeno non mi sono arrivate proteste):
– lavaggio giornaliero della pelle del viso con sola acqua;
– lavaggio giornaliero delle parti “delicate” con acqua e sapone;
– uno o due lavaggi settimanali dei capelli con olio lavante;
– un bagno caldo a settimana con sapone preceduto dall’applicazione su tutto il corpo di un olio unito ad emulsionante e seguito da risciacquo acido;
– un lavaggio settimanale del viso con sapone preceduto dall’applicazione di un olio unito ad emulsionante e seguito da applicazione di tonico acido;
– eventuali docce infrasettimanali senza sapone né detergenti.
Devo dire che stiamo ancora finendo le scorte di detergenti e che quindi li stiamo ancora usando per molte applicazioni (avendo però sempre l’accortezza di utilizzarli diluiti, soprattutto per i capelli) e i risultati sono comunque buoni.
Va detto che in commercio si trovano ottimi saponi, che la legislazione in materia è molto rigorosa riguardo le norme igieniche di produzione e la composizione (come per gli alimenti) ma che moltissimi prodotti vengono spacciati per “naturali” quando di naturale hanno ben poco. Il punto è che nessuno si azzarda, anche in questo campo, a tentare di definire ciò che è naturale da ciò che non lo è. Per questo è importante che chi acquista sia in grado di valutare ciò che sta comprando sia in termini di qualità che, di conseguenza, di valore e di prezzo.
Spessissimo si trovano saponi “naturali” (soprattutto sulle bancarelle dei mercatini) che portano diciture a caratteri cubitali: “SOLO PURO OLIO DI COCCO”. Come ho accennato l’olio di cocco è uno degli ingredienti più usati per la saponificazione perché fa una bella schiuma; il problema è quest’olio può seccare e irritare la pelle e quindi nella ricetta la sua presenza non dovrebbe essere superiore al 25%. Dell’olio di palma ho già parlato. Viene usato in grandi quantità perché costa poco e produce un sapone duro e compatto ma non ha particolari proprietà. Bisogna poi aggiungere che una buona parte delle foreste pluviali abbattute viene sostituita da piantagioni di palme da cui si trae l’olio di cui sopra. Unendo a ciò il trasporto e i dubbi circa le condizioni di lavoro di chi lo produce mi sembra che l’olio di palma abbia un bello zaino ecologico abbondante.
Come fare i saponi
Innanzitutto bisogna leggersi le regole di sicurezza seguenti perché con la soda non si scherza:
1) conservare la soda caustica fuori dalla portata di bambini e animali;
2) la soda è un materiale reagente ed instabile, tende a combinarsi velocemente con i liquidi compresa l’umidità dell’aria; è altamente corrosivo ed ustionante se viene a contatto con la pelle o le mucose;
3) usate occhialini di plastica, guanti di gomma e una mascherina quando maneggiate la soda caustica;
4) indossate i guanti quando maneggiate il sapone fatto da poche ore e fino a due settimane di stagionatura;
5) pesate la soda in contenitori usa e getta;
6) VERSATE LA SODA NELL’ACQUA E NON VICEVERSA;
7) la soda versata nel liquido gli fa raggiungere velocemente la temperatura di 80-90 gradi quindi ci vogliono contenitori resistenti al calore e attenzione;
8) non usate gli utensili del sapone per altre cose. Quando fate il sapone non lasciate che bambini o animali curiosi vengano a contatto con le miscele caustiche. Mettete i vostri familiari a conoscenza di queste regole;
9) dedicate al sapone uno spazio tranquillo della vostra casa e del vostro tempo; non fatelo mentre cucinate o mentre guardate la tv;
10) in caso di contatto accidentale del materiale caustico con la pelle lavate con abbondante acqua fredda e tenete a portata di mano dell’aceto che neutralizza naturalmente la soda. In caso di contatto con gli occhi sciacquate abbondantemente e consultate il medico.

Se qualche lettore dopo essere diventato esperto nella saponificazione solida vuole cimentarsi con quella liquida lo informo sulle norme di sicurezza consigliate da una ottima artigiana saponificatrice di mia conoscenza: “La potassa caustica è meno corrosiva della soda ma le sue polveri sono molto più fini, volano e sono pericolose per le mucose quindi è necessario usare una maschera che copra anche gli occhi e guanti fino al gomito”. Io ho anche trovato la potassa (che in commercio è difficilmente reperibile) ma una volta letto questo ho deciso che lo shampoo me lo faccio solido.

Cominciamo quindi con l’elenco dell’attrezzatura necessaria:
– una pentola della capacità di almeno due litri (meglio 3) – riutilizzabile dopo l’uso;
– un frullatore ad immersione – da non riutilizzare per cucinare perché togliere i residui di sapone fra le lame è impresa ardua e di incerta riuscita;
– un termometro a 100 gradi;
– una bilancia precisa (per iniziare può bastare a 5 gr.)
– stampi: sbizzarritevi, dai bicchierini per il caffè usa e getta ai cartoni del latte, va bene tutto purché, se non di plastica, sia foderato di carta forno. No alluminio e polistirolo.

Ingredienti:
1. grassi saturi e insaturi;
2. parte liquida;
3. soda caustica;
4. nutrienti.

1. la scelta non è facile e si procede per tentativi finché non si raggiunge una “ricetta” collaudata che si adatti alle nostre esigenze.
E’ necessario innanzitutto bilanciare la presenza di grassi saturi e insaturi (solidi e liquidi a temperatura ambiente) in modo da dare solidità al sapone.
Io in particolare ho escluso l’utilizzo di olio di palma e di cocco per i motivi suddetti.
Ho dovuto quindi trovare altri ingredienti innanzitutto saturi e ho provato con il burro e la cera d’api. Il burro dà un buon sapone con un particolare colore bianco che però si porta dietro nel tempo una sorta di odore di rancido che non è piacevole.
Con la cera non bisogna esagerare (non superare il 4%) perché sennò si ottiene un sapone troppo duro che si usa con difficoltà.
Utilizzo spesso anche lo strutto perché dà al sapone un che di vellutato e un bel colore bianco che permette di colorarlo a piacimento. Non va usato in misura superiore al 15% perché altrimenti al momento dell’uso, soprattutto con acqua calda, sprigiona un forte odore di strutto.
Ottimo l’olio d’oliva: è ricco di sostanze dette “insaponificabili” cioè emollienti e nutrienti per la pelle e può essere usato in grande quantità. E’ l’unico olio vegetale che può essere usato per fare sapone senza aggiunta di grassi insaturi.
Per le caratteristiche degli altri olii e grassi visitate il sito www.ilmiosapone.it.
2. per la parte liquida si può usare semplicemente acqua (meglio distillata) o infusi o decotti o succhi o anche latte ma quest’ultimo va prima surgelato per evitare che sprigioni uno sgradevole odore di ammoniaca. In genere il rapporto fra grassi e acqua è intorno al 30% (es. 1000 gr. grassi e 300 gr. acqua).
3. la quantità di soda necessaria si calcola moltiplicando il peso dei diversi grassi utilizzati per il coefficiente di saponificazione riportato nella tabella seguente.

Il rispetto dei valori pieni porta alla completa saponificazione di tutti i grassi. Volendo un prodotto più delicato, più ricco di olii “liberi” si può scontare la soda fra il 5 e l’8%. Scontare la soda oltre il 9% produce saponi molli e untuosi.
La formula è quindi: [(peso olio1 x valore di saponificazione olio1)+ (peso olion x valore di saponificazione olion)*(100-sconto)]/100
5. I nutrienti sono, nella maggior parte dei casi, olii aggiunti a fine reazione o scontati sulla soda in modo che restino liberi di sviluppare le loro azioni emollienti, nutrienti o lenitive. Sempre a fine reazione si possono aggiungere anche olii essenziali per profumare o semi o argilla o colori o quant’altro la fantasia suggerisca.

I metodi: a freddo e a caldo – tutte le operazioni che seguono vanno fatte indossando occhiali, mascherina e guanti.
A freddo: una volta pesati con cura tutti gli ingredienti si sciolgono i grassi insieme e si portano alla temperatura di circa 60 gradi. A questo punto si unisce a poco a poco la soda al liquido scelto che arriva velocemente a 80-90 gradi circa. Una volta che grassi e soluzione caustica sono entrambi intorno ai 40-45 gradi si unisce la soluzione caustica ai grassi e si comincia a mescolare con il frullatore ad immersione facendo attenzione agli schizzi e mescolando pochi secondi per volta.
Mentre frullate la mistura cambierà aspetto e consistenza schiarendosi e diventando cremosa. Ad un certo punto alzando il frullatore e facendo colare un po’ di liquido questo resterà qualche secondo in superficie prima di affondare. Vuol dire che siete arrivati “al nastro” e che potete posare il frullatore e passare alla conclusione: miscelate velocemente olio essenziale o altri eventuali additivi e mettete nello stampo. A questo punto il sapone va coperto bene e avvolto in vecchie coperte o strofinacci. Dopo 24-48 ore, sempre con i guanti, si può tirare fuori dallo stampo, tagliarlo e lasciarlo maturare su carta da pacchi in luogo fresco, asciutto ed areato. Il potenziale caustico andrà decrescendo lentamente e il sapone potrà essere utilizzato dopo 4-5 settimane. Comunque più invecchia e meglio diventa.
A caldo: la parte iniziale del lavoro è uguale al procedimento a freddo però si mette più acqua (375 gr. ogni kg. di grasso invece dei 300 gr. del procedimento a freddo). Una volta arrivati al nastro si mette la pentola a bagnomaria in un altro pentolone abbastanza grande da far arrivare l’acqua allo stesso livello del sapone e da poter coprire entrambe le pentole con i coperchi. La pentola più piccola non deve toccare il fondo di quella più grande quindi separatela con delle forchette o altro. Si fa cuocere quindi per circa un’ora a fuoco basso (l’acqua non deve mai bollire forte) dopodiché si comincia a girare il tutto con una spatola un po’ ogni quarto d’ora. Vedrete che nel tempo la mistura sembrerà dividersi in due componenti, una granulosa e una liquida. Mescolando le due componenti tenderanno a riunirsi. Quando si saranno completamente riunite (completa assenza di liquido sul fondo della pentola) il sapone è “cotto” e la reazione con la soda è completa. Togliere la pentola dal bagnomaria, scoprirla e aggiungere eventuali additivi dopodiché mettetelo nello stampo. La consistenza è molto diversa del metodo a freddo quindi andrà messo a cucchiaiate e ogni tanto lo stampo va sbattuto sul tavolo per togliere l’aria in eccesso. Attenzione perché anche se non è caustico scotta.
Va tolto dagli stampi solo quando è completamente freddo (meglio aspettare 24 ore). A quel punto si può usare subito.
Esistono anche altri metodi di cottura: nel forno, con caldaia di sabbia, ecc. Li potete trovare tutti all’indirizzo www.ilmiosapone.it.
Pregi e difetti dei due metodi:
Aspetto: il sapone a freddo è liscio ed omogeneo e anche un po’ più vellutato al tatto mentre quello a caldo è più rustico.
Stagionatura: il sapone a freddo deve stare a riposto per 4-5 settimane mentre quello a caldo può essere usato subito.
Ingredienti: i grassi utilizzati per fare il sapone hanno virtù benefiche per la pelle che resistono alla soda ma possono venire modificate dall’uso prolungato del calore. Lo stesso vale per gli olii essenziali: nel metodo a freddo devono vedersela con la soda ancora libera al momento in cui vengono aggiunti alla mistura ma in quello a caldo vengono comunque aggiunti ad una massa ad alta temperatura che può forse fare più danni della soda.
Si tratta comunque di una diatriba di lunga pezza che infiamma i saponieri di tutto il mondo. Nel mio caso ho provato prima il metodo a freddo ma poi mi sembrava che questi saponi continuassero a mantenere troppo a lungo un minaccioso odore di soda. Allora ho provato il metodo a caldo ma in effetti dal punto di vista estetico quelli fatti a freddo sono indubbiamente insuperabili. Quando poi ho notato che in effetti la soda con il tempo si esaurisce mi sono affezionata al metodo a freddo e lo faccio a caldo solo a scopo didattico.

 

Detergenti per il viso

Le indicazioni che seguono possono essere sperimentate da chi non vuole usare il sapone per la pulizia viso. Le ho tratte da “Il manuale della bellezza naturale” di Virginia Castleton e da “Il libro della bellezza naturale” di Stephanie Faber.

Tutte le pelli: la pelle si può pulire efficacemente con un qualunque olio vegetale (molte usano anche l’olio minerale, tipicamente olio di vaselina, che però si deposita sulla pelle otturandone i pori e causando danno per le sue qualità essiccanti) che però risulta poi difficile eliminare completamente. A tale scopo vi andrebbe aggiunto un emulsionante che faciliti l’emulsione dell’olio con l’acqua del lavaggio. Il libro della Faber consiglia di aggiungere ad 80 gr. di olio di vinacciolo o di avocado 10 gr. di olio di germe di grano e 8 gr. di “Tween 80”. Quest’ultimo mi risulta introvabile e quindi ho provato a sostituirlo con un cucchiaino di borace (non acido borico ma un suo sale sodico) che tende però a depositarsi sul fondo e dà al tutto una consistenza granulosa ma aiuta comunque l’emulsione. Ho intenzione di provare con l’acido stearico, altro emulsionante che ho visto usato sia come tale che come conservante in molte ricette di Lush. Per profumare si può aggiungere 3 gocce di olio di menta, lavanda o melissa con azione rinfrescante e leggermente conservante.

Pelli grasse: per levare il trucco è ottimo il latte scremato: le proprietà essiccanti del latte sembrano ridurre l’iperattività delle ghiandole sebacee, almeno temporaneamente. In più il latte lascia sul viso un velo nutriente. Per comodità si può usare latte in polvere mescolato al momento dell’uso con acqua ben calda.
A scopo astringente si possono usare molte erbe: amamelide (hamamelis virginiana – in commercio si trova l’ottima “Acqua di Hamamelis”), foglie di rovo, cinquefoglie, celidonia e salvia. Con quest’ultima in particolare si può fare una lozione detergente, astringente e vitalizzante per il viso e per il corpo: si mette una manciata di foglie di salvia fresca sul fuoco con una tazza d’acqua spegnendo immediatamente prima del punto di ebollizione. Lasciare a macerare finché il liquido è a temperatura ambiente, filtrare e imbottigliare.
Anche i succhi freschi di pere, cocomeri e meloni possono essere utili per pelli untuose. Da provare anche una lozione al prezzemolo preparata semplicemente lasciando qualche minuto del prezzemolo in acqua non clorata.
La maschera di lievito di birra riduce l’eccessiva untuosità della pelle, se non altro perché deterge più in profondità di acqua e sapone. Si fa mescolando un cucchiaino da tè di lievito di birra con tanto yogurt quanto basta ad ottenere un miscuglio fluido e leggero. Distribuire picchiettando con le dita su tutte le zone untuose della faccia e lasciare asciugare per 15 minuti. Sciacquare con acqua calda e poi con acqua fredda ed asciugare tamponando

Pelli aride: anche in questo caso può essere utile il latte (intero) per la pulizia del viso; intiepidire due cucchiai di latte, aggiungere qualche goccia d’olio, scuotere vigorosamente dentro un flaconcino e usare il liquido ottenuto per la pulizia del viso.
Esiste poi un sistema buono per tutte le pelli che si prepara macinando un po’ di farina d’avena (non quella a cottura istantanea) in modo da ridurla in una polvere finissima; si mescola quindi con panna o latte quanto basta per ottenere una pasta di media consistenza. Si spalma sulle parti da pulire fino a quando ogni accumulo di sporco sia stato asportato. Sciacquare e asciugare tamponando.
Anche la farina di mandorle è un ottimo detergente e ammorbidente: è ottima per una pulizia in profondità; porre un recipiente con la farina a portata di mano vicino al lavabo e il resto in frigorifero. Inumidirsi le mani e la faccia, versare un po’ di farina nel cavo delle mani e strofinarsene un po’ sul viso e sul collo. Sciacquare quindi accuratamente a più riprese per asportare ogni traccia di farina e le piccole squame ella pelle. Sentirete immediatamente la morbidezza della vostra epidermide dopo un lavaggio di questo genere. Allo scopo si può usare anche la farina di granoturco macinata finemente. Utile anche per i capelli e particolarmente efficace per la rimozione dei punti neri.
Un’ottima maschera per questo tipo di pelle è a base di germe di grano: mescolare in una tazzina un cucchiaio di germe di grano crudo con un cucchiaio d’acqua. Sbattere la miscela fino a quando il germe non diventa abbastanza morbido, dissolvendosi nel liquido. Aggiungere un cucchiaio da tè di tuorlo d’uovo e sbattere il tutto fino ad ottenere una miscela morbida. Applicare sul viso e sul collo ben puliti picchiettando con le dita per fare penetrare bene il prodotto. Aspettare quindi un momento che il composto cominci a prosciugarsi e quindi fare una seconda applicazione in modo da ottenere uno strato discretamente spesso e uniforme. Lasciare asciugare per 15-20 minuti. Per asportare la maschera passare sul viso una spugna pulitissima bagnata con acqua calda. Quando tutte le particelle della maschera saranno state rimosse bagnate il viso e il collo con acqua fredda.

Risciacqui acidi
Come detto, soprattutto dopo l’uso del sapone, è utilissimo risciacquare la pelle con una soluzione acida. Questa aiuta a normalizzare il ph della pelle e ad eliminare i residui di calcare e di detergenti. Si possono preparare in casa aceti aromatici da usare per il corpo e veri e propri tonici utilissimi per la cura del viso.
Quanto ai primi si aggiungono due tazze di petali di fiori o di pezzetti di foglie a mezzo litro di aceto bianco di vino o di frutta, precedentemente intiepidito. Versare subito l’aceto sui vegetali e mescolate tutto in un recipiente (possibilmente di vetro) chiuso da un coperchio. Lasciare macerare due settimane al sole o in un angolo caldo della casa e scoperchiate per verificare come la forza dell’aroma avrà modificato l’odore acre dell’aceto. Filtrare spremendo bene le erbe ed imbottigliare. Va usato diluito con acqua in parti uguali. Per frizioni del cuoio capelluto verrà usato non diluito.
Ecco alcuni tonici proposti dalla Faber:
– tonico alla calendula (per palli stanche e mal irrorate): si sciolgono 3 gocce di olio di geranio o di altro olio profumato in 30 gr. di tintura di calendula. Si aggiunge quindi 100 gr. di acqua di rose, si agita a lungo energicamente e si conserva i nuna bottigia scura;
– acqua di lavanda (per pelli impure, grasse e asfittiche): fare bollire per 10 minuti 300 gr. d’acqua e lasciare raffreddare fino a temperatura ambiente. Mettere 10 gr. di fiori di lavanda secchi in un vaso a imboccatura larga che si possa chiudere bene e versarvi sopra l’acqua bollita e 100 gr. di aceto di mele. Lasciare riposare il vaso ben chiuso in un posto caldo agitando ogni tanto. Dopo una settimana filtrare, aggiungere 100 gr. di acqua di Hamamelis e travasare in una bottiglia di vetro scuro;
– tonico all’altea (per pelli nervose, sensibili, facili alle irritazioni): mettere 1 cucchiaio di radici di altea sminuzzate in un recipiente di porcellana e versarvi sopra un quarto di litro di acqua fredda. Coprire e lasciare riposare per una notte. Il giorno dopo filtrare il liquido con un colino da cucina, scaldare leggermente e versarvi 1 cucchiaino di miele vergine. Sciogliere 10 gocce di olio di melissa in 20 gr. d’alcool al 96% e unire le due miscele. Travasare in bottiglie di vetro scuro e scuotere energicamente.

CURA DELLA PELLE
Rughe e solcature della pelle: ogni processo di maturazione ha il suo posto nel ciclo della vita, ed ogni età ha il suo scopo e la sua grazia ma non vi è nessuna ragione per arrendersi al declino prematuro del corpo. Il precoce avvizzimento della pelle indica in genere eccessi e negligenze e può venire attenuato o rimediato partendo da una nutrizione sana e semplici abitudini igieniche quindi: miglioramento della dieta, esercizio fisico e cura della pelle. Ingredienti essenziali (da usare il più spesso possibile) sono: olii vegetali, la chiara d’uovo sbattuta con qualche goccia di succo di limone, fettine di banana schiacciate, farina d’avena con latte o panna e qualche goccio d’olio d’oliva, miele, farina di mandorle, germe di grano, lievito, crusca, argilla, amido di mais. Ognuno di questi, o loro miscele, va lasciato sulla pelle per 30 minuti e risciacquato. Una volta fatto questo spalmarsi il viso con un buon olio vegetale spremuto a freddo (oliva, germe di grano, mandorle, vinacciolo, noci o arachidi) o una crema trattante. Fatelo penetrare picchiettando e accarezzando insieme. Non vi aspettate risultati immediati. Occorrono anni perché le linee si formino e un po’ di pazienza per attenuarle.
La tintura di benzoino può essere usata per le sue qualità rassodanti, inoltre “richiama il sangue alla superficie e conferisce un roseo splendore alla pelle”. Va usata in misura di un quarto di cucchiaino da tè in soluzione con un quarto di tazza d’acqua di rose o di sambuco o di fiori d’arancio e filtrata attraverso una garza. Il liquido ottenuto va applicato sul viso con un batuffolo di cotone in uno strato sottilissimo e lasciato asciugare sulla pelle.
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Pelle giovane: chi non ha problemi di rughe può usare l’acqua di sambuco per mantenerla chiara idratata e normalizzarne il contenuto acido. Si prepara mettendo una tazza di fiori di sambuco freschi o secchi insieme ad una tazza d’acqua non clorata in una casseruola smaltata o di acciaio o di vetro munita di coperchio. Si lascia macerare per 24 ore quindi si filtra e si mescola con mezza tazza di succo fresco di limone. Si applica solo sul viso scrupolosamente pulito, senza traccia di olii o creme.

Creme trattanti: si tratta di uno degli ambiti più clamorosi in cui l’ignoranza del consumatore circa le proprietà igroscopiche della pelle viene sfruttata dall’industria per la vendita dei cosiddetti ‘latti idratanti”. Questi ultimi sono quasi sempre emulsioni di olio in acqua (infatti il primo ingrediente riportato è sempre l’acqua) che una volta messa sul viso tende ad evaporare portando con sé anche parte dell’acqua naturalmente trattenuta dalla pelle. L’effetto quindi è esattamente opposto a quello che si vorrebbe ottenere. Un vero cosmetico idratante è la crema grassa, ossia un’emulsione di acqua in olio che cede la propria umidità allo strato corneo mentre le materie grasse si depositano sulla superficie della pelle impedendo che l’umidità esca all’esterno. Tutto ciò cozza con i costi delle materie prime perché i grassi sono enormemente più costosi dell’acqua e anche dei conservanti necessari per evitare il prolificare di batteri e muffe nell’ambiente umido. Le emulsioni di acqua in olio danno però inizialmente un aspetto “unto” che però si neutralizza in genere in breve tempo. Vanno applicate in uno strato sottile e, volendo, dopo qualche tempo, ne va tolto il grasso superfluo con una velina detergente morbida.

Riporto di seguito le creme riportate nel libro della Faber che ho provato; il procedimento è sempre lo stesso: si fanno sciogliere i grassi a bagnomaria fino a 60 gradi e si riscalda l’acqua alla stessa temperatura (eventualmente sciogliendovi il miele se previsto fra gli ingredienti). Si toglie il tutto dal fuoco, si uniscono i due liquidi e si agita con il frullino elettrico finché la crema è tiepida. Si aggiunge l’olio essenziale e si continua a mescolare fino quasi al raffreddamento. Si travasa in un vasetto sbattendolo sul tavolo per evitare che vi restino bolle d’aria.

Pelle secca:

  • crema nutriente all’olio di mandorle (per il giorno e la notte): 10 gr. cera d’api, 30 gr. lanolina anidra, 50 gr. olio di mandorle dolci, 40 gr. di acqua di rose, 2 gocce di olio di rose o di geranio;
  • crema ricca rigeneratrice (molto grassa utile per il corpo): 10 gr. lanolina anidra, 10 gr. olio di germe di grano, 10 gr. olio di mandorle dolci, 10 gr. olio di vinacciolo, 8 gr. burro di cacao, 5 gr. cera d’api, 50 gr. acqua di fiori d’arancio, ½ cucchiaino di miele vergine, 5 gocce di olio di melissa;
  • olio per le zampe di gallina: 1 cucchiaino di burro di cacao, 10 gr. di lanolina anidra, 50 gr. olio di cartamo (o olio di mandorle dolci), 3 gocce di olio di melissa;
  • crema alle arachidi (ottima per tutte le pelli, utile per prevenire le ruche del collo perché ricco di vitamina E e acidi grassi essenziali, viene assorbito velocemente): 30 gr. olio di arachidi, 20 gr. lanolina anidra, 3 gr. cera d’api, 6 gr. burro di cacao, 30 gr. acqua di rose, 2 gocce di olio di lavanda.

Pelle grassa e impura

  • crema al timo (ottima per il giorno e la notte): 10 gr. cera d’api, 30 gr. lanolina anidra, 50 gr. olio di vinacciolo, 40 gr. acqua di Hamamelis, 5 gocce di olio di timo;
  • latte alla canfora(aiuta l’eliminazione delle impurità pur se in un primo momento sembrano evidenziarsi): 20 gr. lanolina anidra, 40 gr. olio di vinacciolo, ½ punta di coltello di cristalli di canfora (da aggiungere ai grassi prima di scaldarli), 30 gr. di acqua di Hamamelis;

A queste basi di creme si possono aggiungere ingredienti freschi per godere dei benefici effetti del burro, dell’albicocca, dell’uovo (il tuorlo o l’lbume), le fragole, l’uva verde, il cetriolo, lo yogurt, il lievito di birra, il miele, l’avocado o la banana.
Lucidalabbra protettivo: 1 pezzetto di cera d’api grande quanto un pisello, 1 cucchiaino di lanolina anidra, 1 cucchiaio di olio di ricino, 1 cucchiaio raso di olio di vaselina, 1 goccia di olio profumato (facoltativo).

CAPELLI: come può avere potere curativo una sostanza che sta sui nostri capelli pochi minuti? Impariamo a fare attenzione a cosa mettiamo sulla nostra testa e a come lo facciamo.
La gran parte degli shampoo che si trovano sul mercato sono detersivi e in quanto tali possono avere un effetto molto aggressivo sul naturale rivestimento grasso dei capelli. In ogni caso è consigliabile utilizzarli diluiti, cioè scioglierli in acqua ben prima di usarli. Anche usare il sapone con il risciacquo acido non dà risultati esaltanti, almeno non a me, potete sempre provare.
Una possibilità intermedia è costruirsi uno shampoo “delicato” mescolando bene a bagnomaria un cucchiaio da tè di lanolina anidra, un cucchiaio di tè di olio vegetale (magari di ricino, particolarmente adatto ai capelli) e un cucchiaio da tavola di acqua. Amalgamare bene il tutto e aggiungere due cucchiai di shampoo alle erbe. Risciacquate bene i capelli dopo l’uso e aggiungete all’acqua di risciacquo finale qualche goccia di aceto di mele o di succo di limone.
Sto tentando anche la produzione domestica di olio di lavaggio per i capelli ma ancora non sono giunta ad una ricetta consigliabile. La base è olio di ricino ed un emulsionante ma può essere comunque utile far precedere un normale shampoo da un massaggio approfondito con olio di ricino e di lino (quest’ultimo particolarmente utile per capelli ispidi e impettinabili) e altri olii vegetali.

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